Quando i lavoratori perdono il loro posto di lavoro, nella maggior parte dei casi accedono alla Naspi o ad altri sussidi di disoccupazione. Ma ti sei mai chiesto come vengono raccolti questi importi? In parte dal ticket licenziamento: un contributo, considerato da molti anche come una tassa, che i datori di lavoro sono tenuti a corrispondere.
Se sei un lavoratore e vuoi capire meglio i processi del mondo lavorativo, o sei un datore di lavoro che vuole conoscere i suoi doveri, oggi ti spiegheremo cos’ è il ticket di licenziamento e come funziona.

Cos’è il ticket di licenziamento
Il ticket di licenziamento, conosciuto come tassa di licenziamento, è un contributo che i datori di lavoro sono obbligati a versare all’Inps, per ogni lavoratore licenziato che ha diritto alla Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego).
Questo obbligo contributivo è stato introdotto per consentire ai lavoratori di avere una copertura economica.
Quando si deve pagare il ticket di licenziamento
Il ticket è dovuto in tutti casi in cui vi sia il teorico diritto del lavoratore alla percezione della Naspi e a prescindere che ne benefici o meno. Nel dettaglio il ticket di licenziamento deve essere corrisposto in caso di:
- licenziamento per giustificato motivo oggettivo;
- licenziamento per giusta causa;
- licenziamento disciplinare;
- licenziamento per giustificato motivo soggettivo;
- dimissioni per giusta causa;
- dimissioni durante la maternità;
- dimissioni rassegnate dal lavoratore nei tre mesi successivi al trasferimento d’azienda;
- interruzione del rapporto di lavoro per rifiuto del lavoratore del trasferimento ad altra sede (la sede deve trovarsi oltre 50 chilometri dalla residenza o essere raggiungibile in più di un ora e 20 minuti con i mezzi di trasporto pubblici);
- recesso del datore di lavoro durante o al termine del periodo di prova o al termine del periodo di formazione dell’apprendista;
- risoluzione consensuale del rapporto di lavoro;
- interruzioni di rapporto di lavoro che si sono verificate nell’ambito di contratto di espansione.

Il ticket di licenziamento non deve essere pagato in caso di:
- dimissioni volontarie del lavoratore;
- cessazione del rapporto di lavoro per esodo dei lavoratori anziani;
- risoluzione consensuale del rapporto di lavoro in aziende con meno di quindici dipendenti;
- interruzioni dei contratti di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore;
- interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato del dipendente già pensionato;
- interruzione dei rapporti di lavoro in società in procedura fallimentare o in amministrazione straordinaria, che abbiano usufruito del trattamento straordinario di integrazione salariale negli anni 2019 e 2020;
- licenziamenti per i quali i datori di lavoro siano tenuti al versamento del contributo d’ingresso alla procedura di mobilità di cui all’articolo 5, comma 4, della legge n. 223/91.

Come si fa il calcolo dell’importo del ticket licenziamento
L’importo del ticket di licenziamento viene calcolato in base al massimale mensile naspi stabilito annualmente dall’INPS.
Nel dettaglio corrisponde al 41% del massimale mensile della Naspi per ogni anno di anzianità aziendale, fino a un massimo di tre anni (36 mesi). Se il rapporto di lavoro ha avuto una durata inferiore ai 12 mesi, l’importo viene proporzionato ai mesi effettivi di servizio.
Con la circolare 29.01.2025, n. 25 l’Inps ha stabilito che, per il 2025, l’importo massimo mensile della NASpI’ è di 1.562,82 euro.
Pertanto l’importo del ticket di licenziamento per ogni anno di anzianità aziendale risulta pari a 640,76 euro (ovveri il 41% di 1.562,82 euro), e può avere un valore massimo di 1.922,27 euro (ovvero 640,76 euro x 3).

Come si paga il ticket di licenziamento?
Il ticket deve essere versato tramite modello F24 insieme alla contribuzione obbligatoria mensile con causale DM10. Il pagamento deve essere effettuato entro il 16 del secondo mese successivo al licenziamento.
Ad esempio, se un dipendente viene licenziato il 20 gennaio, il datore di lavoro dovrà versare il ticket entro il 16 marzo.
Controversie e problemi con il ticket: come risolverli
In caso si verifichino delle controversie o dei problemi con la gestione dei ticket è necessario mettersi in contatto con l’Inps. Se hai la necessità di comunicare con l’ente in questa pagina potrai scoprire tutti i modi per contattare l’inps.

- Dichiarazione di disponibilità al lavoro
- Fondo di Integrazione Salariale, il contributo economico a sostegno dei lavoratori
- Ottenere lo stato di disoccupazione come con la DiD
- Cassa integrazione guadagni in deroga (CIGD)
- Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS)
- Dis coll: la disoccupazione per i collaboratori coordinati e continuativi
- Supporto formazione lavoro: il reddito di cittadinanza 2.0
La tassa di licenziamento per i datori di lavoro
Il ticket di licenziamento è un contributo obbligatorio per le aziende che licenziano i propri dipendenti.
Il suo importo varia ogni anno in quanto viene calcolato sul valore massimale della Naspi che viene stabilito annualmente dall’Inps.
I datori di lavoro sono tenuti a pagare l’importo dovuto entro tre mesi dal licenziamento del dipendente tramite modello F24.
FAQ
Come si calcola il ticket di licenziamento?
L’importo è pari al 41% del massimale mensile NASpI per ogni anno di anzianità aziendale, fino a un massimo di 3 anni.
Il ticket di licenziamento si applica alla scadenza di un contratto a tempo determinato?
No, il ticket di licenziamento non è dovuto quando un contratto a tempo determinato arriva alla sua naturale scadenza. Tuttavia, è richiesto se il contratto viene interrotto anticipatamente dal datore di lavoro.
Il ticket di licenziamento è dovuto se l’azienda cessa l’attività?
Sì, il ticket di licenziamento è dovuto anche in caso di cessazione dell’attività aziendale, salvo alcune eccezioni.