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Integrazione al trattamento minimo: come richiederla

Da Eleonora Orrù
Aggiornato il 17 Settembre 2024
Tempo di lettura stimato: 6 minuti

Molti pensionati, purtroppo, solo con la loro pensione non riescono ad arrivare a fine mese e ad avere una vita dignitosa; per questo motivo lo Stato italiano, nel 1983, ha ideato l’integrazione al trattamento minimo: un sostegno previdenziale pensato per garantire un reddito minimo ai pensionati che non raggiungono tale soglia con il solo importo della pensione.

In questo articolo conoscerai come funziona l’integrazione al trattamento minimo, scoprirai se puoi richiedere il sostegno economico e capirai quali sono i limiti reddituali che devono essere rispettati per ottenere l’integrazione e quali pensioni possono essere integrate.

Come ottenere l’integrazione al trattamento minimo

Cos’è l’integrazione al trattamento minimo inps

L’integrazione al minimo è una misura di sostegno economico per i pensionati che, pur avendo diritto a una pensione, percepiscono un importo inferiore al quello che lo Stato considera indispensabile per condurre una vita dignitosa.

Attraverso l’integrazione al trattamento minimo, lo Stato si occupa di integrare il valore della pensione sino al raggiungimento della soglia minima di reddito che viene stabilita annualmente in base all’aumento del costo della vita.

In caso il pensionato sia in possesso dei requisiti contributivi, l’integrazione al minimo viene percepita in modo automatico, ma bisogna fare attenzione: non tutte le pensioni possono essere integrate con il trattamento minimo.

Quali pensioni sono integrabili

Solo le pensioni erogate con il sistema retributivo o misto (ossia quelle con la prima contribuzione precedente al 1° gennaio 1996) possono beneficiare dell’integrazione al trattamento minimo. 

Le pensioni erogate con il sistema contributivo (quindi quelle con la prima contribuzione dopo il 31 dicembre 1995), purtroppo non possono usufruire dell’integrazione al trattamento minimo, ma in alcuni casi il pensionato può beneficiare di una parte dell’assegno sociale.

Inoltre, non solo la pensione di vecchiaia, ma anche tutte le altre prestazioni previdenziali, comprese quelle indirette come la reversibilità, possono essere oggetto di integrazione al minimo se erogate dall’Inps, dai fondi speciali per i lavoratori autonomi, dai fondi esclusivi e sostitutivi dell’assicurazione generale obbligatoria. 

Se invece si beneficia di due pensioni, il richiedente potrà ottenere l’integrazione al minimo solo per la pensione con l’importo meno elevato.

Come viene calcolata l’integrazione al minimo?

La soglia di reddito considerata indispensabile per vivere una vita dignitosa viene stabilita annualmente dallo Stato, in quanto è necessario fare una rivalutazione dell’importo in base alle oscillazioni del caro vita. Per il 2023 soglia è fissata a 563,74 euro, tuttavia non tutti i  pensionati che non riescono a percepire questo reddito ricevono la totale integrazione al minimo.

Il valore della integrazione è calcolato in base allo stato civile del pensionato e dall’importo del suo reddito personale o familiare.

Come funziona il calcolo del reddito

Per l’’integrazione al trattamento minimo della pensione i redditi da considerare sono solo quelli assoggettabili al’ IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, ossia, la tassa statale che viene calcolata in base al reddito dei singoli cittadini, per controllare le condizioni reddituali del pensionato.

Ciò significa che, per il calcolo del reddito, non vengono inclusi alcuni redditi come

  • i trattamenti di fine rapporto
  • il reddito della casa di abitazione, 
  • l’importo della pensione da integrare, 
  • i redditi derivanti da competenze arretrate sottoposte a tassazione separata (solo per le pensioni erogate dal 1° febbraio 1994).

Il diritto all’integrazione al minimo della pensione viene valutato considerando inizialmente i redditi del titolare rispetto al limite individuale. In seguito, se il titolare è coniugato e non ha superato il limite reddituale individuale, si prende in considerazione il totale dei redditi della coppia

Requisiti e calcolo dell’integrazione per il pensionato non coniugato e separato

Nel caso in cui il pensionato sia celibe, nubile o separato, il reddito massimo che deve avere per ricevere l’integrazione al trattamento minimo della pensione nella sua interezza è di 7.328,62 euro annui nel 2023. Se il reddito del pensionato supera tale limite ma è inferiore a 14.657,24 euro annui nel 2023, verrà erogata un’integrazione parziale. In caso di reddito superiore a tale limite massimo, non spetta alcuna integrazione al trattamento minimo della pensione.

Requisiti e calcolo dell’integrazione per il pensionato non coniugato e separato

Nel caso in cui il pensionato sia sposato, per il calcolo dell’integrazione al trattamento minimo della pensione, in generale, si tengono in considerazione i redditi della coppia, tuttavia è necessario fare delle distinzioni in base all’anno di pensionamento.

I pensionati che hanno iniziato a percepire la pensione dopo il 1994, per ottenere l’integrazione al minimo devono soddisfare due condizioni:

  • il reddito individuale non deve superare il limite massimo stabilito dallo Stato che nel 2023 è pari a 14.657,24 euro nel 2023;
  • i redditi coniugali non devono superare quattro volte il valore del trattamento minimo nell’anno di riferimento, per cui nel 2023 non devono essere superiori a 29.314,48.

I pensionati che hanno iniziato a percepire la pensione nel 1994, per avere accesso all’integrazione al trattamento minimo devono avere un reddito coniugale che non deve superare 5 volte il valore del trattamento minimo dell’anno di riferimento.

Per i pensionati che hanno iniziato a percepire la pensione prima del 1994, viene considerato il solo reddito individuale.

Come raggiungere il valore della pensione minima con il trattamento minimo

L’integrazione al trattamento minimo è un sostegno economico erogato dall’INPS ai pensionati che hanno un reddito inferiore a una determinata soglia che viene ricalcolata ogni anno  in base all’aumento del costo della vita, ai fini di fargli raggiungere l’importo della pensione minima.

L’obiettivo di questa misura è quello garantire un reddito adeguato ai pensionati con redditi bassi, in modo da permettere loro di vivere in modo dignitoso anche con la pensione.

Il diritto all’integrazione al minimo viene calcolato considerando i redditi del pensionato rispetto al limite individuale o, se il pensionato è sposato, i redditi coniugali. Esistono limiti massimi di reddito per avere diritto all’integrazione al minimo, che variano a seconda del tipo di prestazione previdenziale e dello stato civile del pensionato.

Se si percepisce un reddito superiore, non è possibile ottenere l’integrazione.

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